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Appena sbarcata dall'aereo a Washington, Kelly fu scortata a bordo di un furgone privo di contrassegni che la trasportò in una casa sicura di Arlington. Dopo averla salutata, Pitt e Giordino salirono a bordo di un Lincoln Navigator della NUMA, rilassandosi mentre l'autista si dirigeva verso Landover, nel Maryland. Venti minuti più tardi imboccavano Arena Drive, entrando nel vasto parcheggio del FedEx Field, lo stadio costruito per ospitare la squadra di football americano dei Washington Redskins. Costruito nel 1997, può accogliere 80.116 tifosi, mettendo a loro disposizione posti ampi e confortevoli. I ristoranti alle estremità del campo servono una vasta gamma di cibi etnici, mentre due schermi giganteschi per i replay, più quattro tabelloni luminosi, consentono agli appassionati di seguire anche i minimi particolari del gioco.

Il Navigator entrò nel parcheggio sotterraneo riservato ai VIP, fermandosi davanti a una porta sorvegliata da due agenti della sicurezza in tenuta da combattimento, armati di fucili automatici. Gli uomini fermarono Pitt e Giordino, confrontando il loro aspetto con le fotografie messe a disposizione dal servizio di sicurezza della NUMA, prima di lasciarli entrare nel lungo corridoio che si stendeva sotto le gradinate dello stadio.

«Quarta porta a sinistra, signori», disse uno dei due uomini di guardia.

«Tutto questo non ti sembra un po' eccessivo?» chiese Giordino a Pitt.

«Conoscendo l'ammiraglio, direi che deve avere i suoi buoni motivi.»

Raggiunta la porta, trovarono all'esterno un terzo uomo di guardia, che si limitò a squadrarli per un attimo prima di spalancare il battente e farsi da parte.

«Credevo che la guerra fredda fosse finita da anni», mormorò Al.

Si accorsero con una certa sorpresa di trovarsi nello spogliatoio riservato alla squadra ospite. Nell'ufficio del manager della squadra erano già riunite parecchie persone, tra cui Loren, insieme con Sally Morse. L'ammiraglio Sandecker, Rudi Gunn e Hiram Yaeger rappresentavano la NUMA. Pitt riconobbe l'ammiraglio Amos Dover della guardia costiera, il comandante Warren Garnet dei marines e il comandante Miles Jacobs, che era un veterano delle operazioni dei SEAL della marina. Lui e Giordino avevano già lavorato con ciascuno di loro, in passato. L'unico che non avesse un'aria familiare era un uomo alto, con l'aspetto attraente e distinto che si associa di solito al comandante di una nave da crociera; l'immagine era accentuata da una benda nera sull'occhio sinistro. Pitt calcolò che doveva essere più vicino ai sessanta che ai cinquant'anni.

Accantonando per il momento lo sconosciuto, cominciò a salutare i colleghi della NUMA e a stringere la mano ai militari che aveva avuto modo di conoscere in occasione di avventure precedenti. Dover, un uomo grande e grosso che sembrava un orso, aveva lavorato con lui al progetto Missione Eagle; Garnet e Jacobs, invece, erano impegnati in una battaglia disperata nell'Antartide, quando Pitt e Giordino erano comparsi nel momento più opportuno a bordo del colossale Snow Cruiser dell'ammiraglio Byrd. Soltanto dopo un breve scambio di convenevoli, Pitt tornò a concentrare la sua attenzione sull'uomo che aveva l'occhio coperto da una benda.

«Dirk», gli disse Sandecker, «posso presentarle Wes Rader? Wes è un vecchio commilitone. Abbiamo prestato servizio insieme nel mar Baltico, tenendo d'occhio i sommergibili russi che puntavano verso l'Atlantico. Attualmente è vicedirettore superiore al dipartimento della Giustizia, dove coordina le attività dal punto di vista legale.»

Nella mente di Pitt si affacciarono parecchi interrogativi, ma si riservò di esporli al momento opportuno. Se fosse stato solo, avrebbe abbracciato Loren, baciandola sulle labbra, ma quello era un incontro di lavoro e lei era un membro del Congresso, quindi si limitò a inchinarsi leggermente, stringendo la mano che lei gli tendeva. «Lieto di rivederla, onorevole.»

«Anch'io», rispose Loren, con uno scintillio malizioso negli occhi. Poi, rivolta a Sally, spiegò: «Ecco l'uomo di cui le ho parlato. Sally Morse, le presento Dirk Pitt».

Sally fissò quegli occhi verde opale e vide ciò che vedeva quasi ogni donna che lo incontrava: un uomo di cui fidarsi. «Ho sentito parlare molto di lei.»

Pitt le sorrise, lanciando un'occhiata in tralice a Loren. «Spero che la sua fonte non abbia calcato troppo la mano.»

«Invito voi tutti a trovare una sedia per mettervi comodi, in modo che possiamo cominciare la seduta», disse Sandecker. Si sedette, tirando fuori uno dei suoi enormi sigari, ma senza accenderlo per rispetto verso le signore presenti. Del resto, probabilmente avrebbe potuto farlo senza che protestassero; lo avrebbero di certo preferito all'odore di sudore che ancora ristagnava nell'aria dello spogliatoio dall'ultima partita.

«Signori, come forse alcuni di voi già sapranno, la signora Sally Morse è l'amministratore delegato della Yukon Oil Company. Vi descriverà una grave minaccia alla sicurezza nazionale e ai cittadini del nostro Paese che ci riguarda tutti.» Si rivolse a Sally. «La scena è tutta sua.»

«Mi perdoni se la interrompo, ammiraglio, ma sono piuttosto perplesso di fronte a tutte queste misure di sicurezza», intervenne Rader. «Tenere una riunione nello spogliatoio di uno stadio sportivo mi sembra un po' esagerato.»

«Troverà la risposta a tutte queste domande non appena la signora Morse avrà fatto il suo rapporto.» Sandecker si rivolse di nuovo a Sally. «Prego.»

Nelle due ore che seguirono, la donna riferì nei dettagli il grandioso piano di Curtis Merlin Zale per creare un monopolio petrolifero, guadagnare somme enormi e dettare le sue condizioni al governo degli Stati Uniti.

Quando finì, nel locale aleggiava un'atmosfera di netta incredulità. Alla fine fu proprio Wes Rader a prendere la parola.

«Lei è sicura che quanto ci ha detto corrisponde a verità?»

«Fino all'ultima parola», rispose lei con fermezza.

Rader si rivolse a Sandecker. «Questa minaccia travalica di gran lunga le responsabilità dei presenti. Dobbiamo informarne immediatamente altri: il presidente, i capi del Congresso, i capi di stato maggiore, il mio superiore al dipartimento della Giustizia... e solo per cominciare.»

«Non possiamo farlo», ribatté Sandecker, distribuendo le copie del rapporto che conteneva i nomi dei membri del Congresso, dei funzionari di enti governativi, dei responsabili del dipartimento della Giustizia e degli assistenti personali del presidente nella West Wing della Casa Bianca. «E il motivo è questo. Ecco la ragione di tanta segretezza», specificò rivolto a Rader. «Tutti coloro di cui leggete i nomi nell'elenco sono stati corrotti dalla Cerberus e da Curtis Merlin Zale.»

«Impossibile», mormorò Rader sbigottito, scorrendo i nomi. «Ci sarebbe un'immensa pista di prove documentarie.»

«Il denaro è stato pagato tramite società straniere, di proprietà di altre società che appartengono alla Cerberus», spiegò Sally. «Tutti i fondi e le somme versate per corrompere i funzionari sono depositati su conti all'estero che richiederebbero anni d'indagini da parte del dipartimento della Giustizia.»

«Com'è possibile che un solo uomo abbia corrotto l'intero sistema?»

Loren rispose a nome di Sally. «I membri del Congresso che non hanno saputo resistere alle lusinghe di Zale sono i meno ricchi. Forse non avrebbero rinunciato ai loro ideali e alla loro etica per un milione di dollari, ma dieci o venti milioni erano troppi perché potessero declinare l'offerta. Quelli che sono caduti nella trappola di Zale non conoscono sino in fondo le proporzioni della trama da lui architettata. Finora, grazie a Sally, siamo i soli estranei alla Cerberus che sappiano dell'influenza che Zale è riuscito a ottenere all'interno del governo.»

«E non dimenticate gli stimati rappresentanti dei media», aggiunse Sally. «Quelli controllati da Zale possono influenzare la pubblica opinione a suo favore. Se dovessero recalcitrare, lui potrebbe minacciare di denunciarli e, una volta perduta la loro credibilità, sarebbero fuori del giro e si ritroverebbero in mezzo alla strada nell'arco di poche ore.»

Rader scosse la testa. «Non riesco ancora a credere che la responsabilità sia tutta di un uomo solo, per quanto ricco.»

«Non ha agito da solo. Zale poteva contare sull'appoggio dei più potenti magnati del petrolio degli Stati Uniti e del Canada. Non tutto il denaro proveniva dalla Cerberus.»

«Anche dalla Yukon Oil?»

«Anche dalla Yukon Oil», confermò Sally. «Sono colpevole quanto gli altri di essermi lasciata incantare da Zale.»

«Si è ampiamente riscattata rivolgendosi a noi», la confortò Loren, stringendole la mano.

«Perché scegliere me?» chiese Rader. «Io sono soltanto il numero tre, al dipartimento della Giustizia.»

«Come avrà notato, nella lista non figura il suo nome, ma quello dei suoi diretti superiori sì», rispose Sandecker. «Inoltre conosco lei e sua moglie da anni, e so che lei è un uomo d'onore che non si farebbe mai comprare.»

«Eppure devono averla avvicinata», osservò Loren.

Rader guardò il soffitto, concentrandosi nello sforzo di ricordare, poi annuì. «Due anni fa, mentre portavo a spasso il mio cocker spaniel non lontano da casa, una donna sconosciuta, sì, una donna, mi si affiancò per attaccare discorso.»

Sally sorrise. «Una donna coi capelli biondo cenere, alta circa un metro e settantacinque per cinquantotto chili di peso. Una donna attraente, con un modo di fare aperto?»

«La sua è una descrizione fedele.»

«Si chiama Sandra Delage, ed è l'amministratore capo di Zale.»

«Le ha fatto un'offerta di denaro esplicita?» domandò Sandecker.

«No, niente di così grossolano», rispose Rader. «Se non ricordo male, mi parlò in termini vaghi. Che cosa avrei fatto, se avessi vinto alla lotteria? Ero soddisfatto del mio lavoro, e le mie capacità erano apprezzate nella giusta misura? Se avessi potuto vivere in un luogo diverso da Washington, quale avrei scelto? Evidentemente non ho superato l'esame, perché la donna si è allontanata da me al primo incrocio, salendo su un'auto di passaggio che si è fermata per accoglierla a bordo, e da allora non ho più saputo niente.»

«Spetta a lei prendere l'iniziativa», lo ammonì Sandecker. «Bisogna fermare al più presto Zale e i suoi complici del cartello della Cerberus, e trascinarli davanti alla giustizia. Siamo di fronte a uno scandalo nazionale di proporzioni immense.»

«Ma da dove cominciamo?» obiettò Rader. «Se l'elenco di funzionari corrotti che la signora Morse ci ha fornito è valido, non posso entrare nell'ufficio del procuratore generale e annunciargli che intendo arrestarlo per essersi lasciato corrompere.»

«Se tenta una mossa del genere, la squadra delle Vipere di Zale farà in modo che il suo corpo sia ripescato dalle acque del Potomac», lo mise in guardia Loren.

Sandecker rivolse un cenno a Hiram Yaeger, che aprì due grosse scatole di cartone e cominciò a distribuire un rapporto piuttosto voluminoso. «Utilizzando il resoconto della signora Morse e le indagini che abbiamo compiuto sull'impero criminale di Zale grazie al sistema informatico della NUMA, abbiamo messo insieme un atto d'accusa completo, con prove concrete e più che solide, in grado di convincere dei funzionari onesti a fare ciò che va fatto.» Guardò negli occhi Rader. «Wes, lei deve mettere insieme una squadra di funzionari sulla cui lealtà si possa fare completo affidamento, per costruire un caso inattaccabile. Persone che non abbiano paura delle minacce, come gli 'intoccabili' che riuscirono a incriminare Al Capone. Non ci devono essere fughe di notizie. Se Zale avrà anche il minimo sentore di quello che lei sta facendo, le manderà la sua squadra di sicari.»

«Non avrei mai immaginato che in America potesse accadere una cosa simile.»

«Dietro le quinte del mondo degli affari e della politica avvengono molte cose sporche delle quali l'opinione pubblica è all'oscuro», sentenziò Loren.

Rader fissò con apprensione l'alto fascicolo sul tavolo di fronte a sé.

«Spero di essere all'altezza del compito.»

«Le fornirò tutta l'assistenza possibile da parte del Congresso», assicurò Loren.

Sandecker, azionando una serie di tasti su un telecomando per far scendere dal soffitto un monitor con un display della baia di San Francisco, spiegò: «La nostra priorità assoluta è impedire che la petroliera faccia scomparire dalla faccia della Terra metà di San Francisco». Si voltò a guardare Dover, Garnet e Jacobs, che durante la discussione erano rimasti in silenzio. «È a questo punto che entrate in scena voi.»

«La guardia costiera impedirà al Pacific Trojan di entrare nella baia», dichiarò Dover senza esitazioni.

Sandecker assentì. «Detto così, sembra molto semplice, Amos. So che avete bloccato migliaia di navi che trasportavano di tutto, dagli immigranti clandestini alle armi di contrabbando, ma fermare una delle più grandi petroliere del mondo richiederà qualcosa di più che sparare un colpo di avvertimento a prua e impartire ordini col megafono.»

Dover sorrise a Garnet e a Jacobs. «È per questo che abbiamo con noi i ricognitori dei marines e i SEAL della marina?»

«Naturalmente il comando dell'operazione spetterà a lei, Amos», si affrettò a dire Sandecker. «Ma se il comandante della petroliera dovesse ignorare il vostro ordine di accostare e mantenere la rotta verso la baia, non ci resteranno molte alternative. La nave dev'essere fermata prima che raggiunga il Golden Gate, solo che non possiamo spararle addosso, rischiando di causare la fuoriuscita di una mostruosa macchia di petrolio. Come estrema risorsa, sarà necessario calare con un elicottero sulla petroliera una squadra d'assalto per mettere fuori combattimento l'equipaggio.»

«Dove si trova, adesso, il Pacific Trojan?» chiese Dover.

Sandecker premette un altro pulsante sul telecomando, e la mappa sul display s'ingrandì fino a mostrare l'oceano a ovest del Golden Gate. Sul monitor si notava l'immagine minuscola di una nave diretta verso la costa della California. «All'incirca novecento miglia al largo.»

«Questo ci lascia solo quarantott'ore di tempo.»

«Abbiamo ricevuto la terribile notizia dalla signora Morse e dall'onorevole Smith soltanto nelle prime ore della mattina.»

«Disporrò le unità della guardia costiera cinquanta miglia al largo, pronte a intercettarla», dichiarò Dover con fermezza.

«E io appronterò un team aereo per l'abbordaggio, come misura di sicurezza», gli assicurò Garnet.

«La mia squadra di SEAL si terrà pronta a salire a bordo dal mare», aggiunse Jacobs.

Dover lo guardò con aria dubbiosa. «I suoi uomini sono in grado di salire a bordo di una superpetroliera dalle acque del mare mentre è in navigazione?»

«È un esercizio che abbiamo provato e riprovato», gli assicurò l'altro, con un sorriso quasi impercettibile.

«Questa voglio proprio vederla», esclamò Dover.

«Ebbene, signore e signori», riprese Sandecker in tono pacato, «le competenze della NUMA si esauriscono qui, per quanto riguarda questo progetto. Vi aiuteremo in qualsiasi modo ci chiederete di farlo e vi forniremo le prove raccolte riguardo all'incendio e al successivo affondamento dell'Emerald Dolphin - che avrebbe dovuto impedire ogni indagine - oltre che sulla tragedia sfiorata col sabotaggio del Golden Marlin, ma il nostro è un ente per le ricerche oceanografiche, e non siamo autorizzati ad agire come agenzia investigativa. Lascio a Wes e a Loren il compito di mettere insieme una squadra fidata di patrioti per lanciare la prima fase di un'indagine segreta.»

«Ci siamo trovati un lavoro fatto su misura per noi», disse Loren a Rader.

«Proprio così», convenne lui, avvilito. «Su quella lista ci sono degli amici. Quando questa storia sarà finita, sarò un uomo molto solo.»

«Non sarà l'unico paria», ribatté Loren, con un sorriso asciutto. «Ho anch'io degli amici nella lista.»

Dover spinse indietro la sedia, guardando dall'alto Sandecker. «La terrò informata ora per ora sullo stato delle operazioni.»

«Gliene sarò molto riconoscente, Amos. Grazie.»

Uno alla volta, uscirono tutti dallo spogliatoio, tranne Pitt e Giordino, che, insieme con Rudi Gunn, accolsero l'invito di Sandecker a trattenersi ancora per qualche minuto. Uscendo, Yaeger posò la mano sulla spalla di Pitt, pregandolo di passare più tardi dalla sede della NUMA per andarlo a trovare.

L'ammiraglio si rilassò, accendendosi il grosso sigaro. Fissò Giordino con aria irritata, aspettandosi che anche lui accendesse uno dei suoi sigari speciali, invece Al si limitò a ricambiare l'occhiata con un sorriso condiscendente. «A quanto pare, voi altri resterete in panchina per il resto della partita.»

«Sono certo che lei e Rudi non resterete in panchina per molto», replicò Pitt, spostando lo sguardo da Sandecker a Gunn.

Quest'ultimo si aggiustò gli occhiali. «Stiamo per inviare una spedizione nella zona delle French Frigate Shoals, a nord-ovest delle isole Hawaii, per studiare il fenomeno della morte dei coralli, che si sta espandendo nella regione, e vorremmo che Al dirigesse la ricerca.»

«E io?» chiese Pitt.

«Spero che lei abbia tenuto da conto l'attrezzatura per le esplorazioni polari del progetto Atlantide», rispose Sandecker in tono malizioso, «perché dovrà tornare nell'Antartide per cercare di penetrare nel lago immenso che, secondo gli scienziati, si nasconde sotto la calotta di ghiaccio.»

Sul viso di Pitt passò un'ombra di contrarietà. «Naturalmente seguirò le sue direttive senza discutere, ammiraglio, ma le chiedo rispettosamente di concedere cinque giorni di tempo a me e ad Al per chiarire un mistero che riguarda il dottor Elmore Egan.»

«La ricerca del suo laboratorio segreto?»

«Ma come fa a saperlo?»

«Ho le mie fonti.»

Kelly, pensò Pitt. Il vecchio demonio aveva recitato la parte dello zio comprensivo mentre la proteggeva dai sicari di Zale, e lei doveva avergli parlato della ricerca dei norvegesi e dell'enigma che si nascondeva dietro la leggenda della caverna perduta.

«Sono più che convinto che sia essenziale per la sicurezza nazionale scoprire dove lavorava il dottor Egan quando è morto, per evitare che possa arrivarci prima Zale.»

Sandecker lanciò un'occhiata a Gunn. «Lei che ne pensa, Rudi? È il caso di concedere a questi due furfanti cinque giorni per dare la caccia a un'illusione?»

Gunn li scrutò al di sopra degli occhiali, come una volpe che sbircia una coppia di coyote. «Penso che possiamo mostrarci magnanimi, ammiraglio. In ogni caso, ci vorranno almeno cinque giorni per completare l'equipaggiamento e i rifornimenti delle navi oceanografiche prescelte per questi progetti.»

Sandecker espirò una nube di fumo azzurrino e aromatico. «Allora è deciso. Rudi vi comunicherà dove e quando dovrete presentarvi a bordo delle navi.» Poi abbandonò il tono burbero per aggiungere: «Vi auguro buona caccia. Sono curioso anch'io di sapere che cosa combinava Egan».

Quando Pitt arrivò in ufficio, di ritorno dallo stadio, Yaeger era stravaccato sulla sedia davanti alla tastiera, con le gambe allungate, e conversava con Max. «Avevi bisogno di me, Hiram?»

«Vorrei ben vedere», esclamò lui, raddrizzandosi per prendere la borsa di cuoio di Egan da un armadietto vicino. «Sei arrivato giusto in tempo per il prossimo numero.»

«Numero?»

«Mancano tre minuti.»

«Non ti seguo.»

«Ogni quarantott'ore, esattamente all'una e un quarto del pomeriggio, questa borsa fa un gioco di prestigio.»

«Si riempie d'olio?» domandò Pitt in tono incerto.

«Proprio così.» Yaeger aprì la borsa e agitò la mano sull'interno vuoto, come un prestigiatore, poi la chiuse e fece scattare le linguette laterali, cominciando a osservare la lancetta dei secondi sull'orologio che portava al polso. Poi esclamò: «Tanto per smentire un vecchio detto: 'Non ti vedo... ti vedo!'» Fece scattare con cautela le linguette prima di sollevare la parte anteriore: l'interno della borsa era pieno di olio fino a due dita dall'estremità superiore.

«So che non sei un mago, perché la stessa cosa è successa a me e ad Al, dopo che Kelly Egan mi aveva regalato la borsa a bordo del Deep Encounter», gli disse Pitt.

«Dev'essere una specie di trucco o illusione ottica», osservò Yaeger, perplesso.

«Non è un'illusione», ribatté Pitt. «Mi sembra molto concreto.» Immerse un dito nell'olio, sfregandolo poi contro il pollice. «Non si sente il minimo attrito. La mia ipotesi è che questo dev'essere il superlubrificante di Egan.»

«La domanda da un milione di dollari è: da dove viene?»

«Max che ne pensa?» chiese Pitt, fissando l'ologramma dalla parte opposta della scrivania di Yaeger.

«Mi spiace, Dirk, ma sono perplessa quanto lei», rispose Max. «Comunque ho qualche idea che mi piacerebbe sviluppare, se Hiram non mi disattiverà prima di tornarsene a casa, stasera.»

«Soltanto se mi prometti di non curiosare in siti confidenziali o privati.»

«Cercherò di fare la brava ragazza.» Le parole erano piene di buone intenzioni, ma il tono era sornione.

Yaeger non lo trovava affatto divertente, visto che in passato Max lo aveva cacciato nei guai, introducendosi dove non avrebbe dovuto, ma Pitt non poté fare a meno di ridere.

«Ti sei mai pentito di non aver creato Max di sesso maschile?»

Yaeger aveva l'aria di un uomo caduto in una fogna proprio mentre indossava il suo smoking migliore. «Devi ritenerti fortunato perché sei scapolo», rispose in tono stanco. «Io non solo devo combattere con Max in ufficio, ma a casa trovo ad aspettarmi una moglie e due figlie.»

«Tu non lo sai, Hiram, ma sei un uomo da invidiare.»

«È facile dirlo, per te. Non hai mai permesso a una donna di entrare nella tua vita.»

«No», ammise Pitt con malinconia. «Questo non l'ho mai fatto.»

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